Allevare cavalli un atto socio-culturale che stimola l'indotto
Gentile Direttore, Ho letto l’articolo del 02 aprile u.s. “Coordinamento, appello alla filiera perché superi ...la follia!!!!” di Attilio D’Alesio, come sempre molto attento, simpatico nella rappresentazione ironica dell’unità degli italiani e, nel particolare, degli ippici italiani.
Purtroppo la situazione è veramente paradossale e dal lontano 2008 ad oggi l’ippica italiana sta andando a “ramengo” ed i motivi sono di metodo e di merito, in quanto sulla via del declino non ci sta andando da sola ma con il contributo di quanti rientrano nel gruppo, finora determinante, definito da D’Alesio con la proposizione: “ognuno pensa solo al proprio misero “orticello” della serie “morte tua, vita mia”. Nella frase vi è pure la motivazione della difficoltà oggettiva a definire una filiera degna di questo nome, considerata anche la complessità del comparto ippico equestre italiano. Per intenderci meglio basta pensare alla difficoltà, del comparto lattiero caseario ovino, per fare filiera equa, nonostante i ruoli fondamentali della stessa sono molto chiari.
Sfortunatamente le riflessioni e le dichiarazioni di D’Alesio sono reali e non posso che condividerle, inoltre, avendo avuto per molto tempo il ruolo di rappresentante legale dell’associazione nazionale allevatori cavallo anglo arabo e derivati ho vissuto pienamente le stesse preoccupazioni; come altresì ora, sia da socio allevatore sempre iscritto all’ a.n.a.c.a.a.d. e sia da persona libera di esprimere il proprio pensiero nel precipuo, se non esclusivo, interesse comune.
Nonostante tutte le cose negative, però si può ancora sperare di poter invertire tale tendenza, ma è necessaria una volontà politica che aiuti ad uscire dagli egoismi intrinseci a tutte le parti politiche presenti in parlamento/governo ed estrinseci alle stesse, se parliamo di quanti operando nel comparto rispondono alle figure rappresentate da D’Alesio con <ognuno vorrebbe l’ippica a modo suo.....chi privata ...chi pubblica.....chi basata sul gioco......chi senza gioco........chi vorrebbe pochi ippodromi.......chi tanti......chi vorrebbe montepremi solo per i propri cavalli.......chi sovvenzioni statali solo per i propri ippodromi.......chi considera il suo ippodromo il centro del mondo e gli altri solo dei “ cessi”......chi pensa di avere la verità in tasca.......e di conoscere il politico giusto che lo aiuterà e gli darà i soldi che chiede.> e, mi permetto di aggiungere, quanti, pur avulsi dal sistema ippico equestre, sono contro per partito preso e non hanno rispetto per il prossimo e per il lavoro.
Mi sembra utile ricordare che allevare cavalli è fatto socio-culturale ed anche evento zoo-economico che interessa tutti i settori produttivi: dall’agricoltura all’artigianato, dall’industria al terziario tradizionale e avanzato, animando un rilevante mercato di lavoro, creando reddito per il privato e per l’erario pubblico.
Grazie dottor D’Alesio per la sua azione in favore del comparto ippico e particolarmente degli ippodromi, tra questi l’ippodromo di Chlivani inaugurato nel 1921, quindi, vicino al primo centenario, che speriamo possa essere festeggiato in grande stile.
Grazie a cavallo 2000, particolarmente al dottor galdi e alla dottoressa galli, per la difesa del cavallo che, oggi più che mai, ha bisogno di persone che lo amino, non considerandolo un oggetto e promuovendone la sua cultura millenaria. Cordiali saluti