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  • Internet, i tuttologi e l'umiltà di non sapere!
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  • Diana Migliaccio
  • 31/03/2017

Internet, i tuttologi e l'umiltà di non sapere!

Il web 2.0 ha aperto le porte ad un mondo di informazioni, di idee, di testimonianze. Grazie ai motori di ricerca in pochi istanti è possibile trovare le risposte a tutte le domande possibili e immaginabili e, nel giro di pochi anni, come canta Francesco Gabbani, siamo diventati tutti “tuttologi” e “internettologi”. Sicuramente un grande risvolto positivo rispetto all’ignoranza che governava sovrana in grandi porzioni di popolazione ma, al contempo, una vera spina nel fianco per tutte quelle persone che ricoprono, o meglio hanno ricoperto, ruoli didattici, di esperti, di critici e di intellettuali. Tuturial, blog, foto, testi, guide interattive, chi ne ha più ne metta; la voglia di insegnare e di far vedere agli altri le proprie capacità è un ingrediente fondamentale del web e dei social network, condito da un’irrefrenabile necessità di dire la propria, anche quando non si è padroni dell’argomento in questione…in fondo bastano pochi click per capire di cosa si tratta e diventare in una manciata di righe esperti della materia.

Il mondo del cavallo non è immune a questo fenomeno, anzi, ne è particolarmente colpito. Mentre prima l’incubo degli istruttori, dei tecnici, dei veterinari e dei groom poteva essere il pignolo, l’esuberante, l’esigente e il non portato, oggi, è google e i suoi appassionati tuttologi a mettere a dura prova la pazienza degli operatori del settore.

Per diventare istruttori bisogna seguire un iter formativo, abbastanza lungo per giunta, per diventare “uomini di cavalli” bisogna sporcarsi le mani e vivere questi animali in tutte le situazioni e le sfaccettature, per diventare veterinario ci vogliono esami e tirocinio. Per tutte queste figure è l’esperienza a creare la sapienza. Fino a qualche anno fa ci si affidava, la fiducia nei confronti di queste figure era assoluta, la sacralità dell’esperienza difficilmente veniva messa in dubbio e i ciarlatani venivano scoperti e, nel giro di qualche passaparola, etichettati come non competenti o truffatori, lasciando lo spazio a quelli veramente bravi. Adesso la situazione è ben diversa, i dettami degli istruttori, le cure proposte dal veterinario e i trucchetti suggeriti da groom con anni di esperienza nel governo del cavallo vengono subito digitati sui motori di ricerca per verificarne la validità controllando, attentamente, i feedback delle comunità degli utenti riuniti in un modo selvaggio dove ogni opinione diventa legge.

Così sono i forum, i gruppi su Facebook e i tweet a decretare il tipo di esercizio, la ferratura, gli integratori, i mangimi, i morsi e quando fare o non fare le fasce da riposo al proprio cavallo e, fin troppo spesso, i consigli e gli insegnamenti che provengono dai “fu esperti” sono interpretati come ingannevoli e ricchi di secondi fini.

L’interesse personale è sempre dietro l’angolo, mai fidarsi del tutto, bisogna sempre prima verificare nel web, grazie all’onnisciente Google e all’onnisciente platea dei sui devoti, se conviene realmente mettere in atto un certo comportamento.

Essendo nata nell’era digitale non demonizzo senza riserve la conoscenza gratuita che ci è stata donata dall’invenzione del web 2.0 e dalla sua interattività, questo ci tengo a precisarlo, quello, a mio parere, che si tende a dimenticare è il classico detto “ad ognuno il suo lavoro”. È sicuramente positivo riuscire ad imparare nuove attività con i tutorial presenti su Youtube, è interessante leggere posizioni ed esperienze degli altri utenti, ma bisogna puntualizzare che vi sono persone che hanno studiato, che si sono impegnate, che hanno passato la propria vita in mezzo ai cavalli e che sicuramente possono dare qualcosa di più diretto rispetto ad una guida a punti stile Wikipedia su come sellare o dissellare il cavallo.

Informarsi, leggere e apprendere sono attività fondamentali per qualunque curioso e assetato di conoscenza ma, le informazioni acquisite devono essere sempre verificate, bisogna essere aperti al confronto e avere l’umiltà di capire che non sempre quello che è ottimale per un cavallo lo è per tutti gli altri. Quando ci si affida ad un tecnico, dalle competenze certificate e verificate mi sembra ovvio, è importante riporre fiducia nella sua esperienza.

“Saggio è colui che sa di non sapere”, questo non vuol dire non applicarsi e non informarsi, questo vuol dire che non si può diventare istruttori, tecnici, veterinari, “tuttologi” solo perché la sera prima si è capitati su un blog, su un sito o un gruppo di discussione. “Da domani niente più ferri”, “ho comprato questa imboccatura che è fantastica per il mio cavallo”, “Voglio cambiare mangime perché ho letto che..”, “Basta da oggi lavorerò al galoppo rovescio perché ho letto che così il cavallo migliora la sua muscolatura”… fin qui il problema non sussiste, ma a volte, il cavallo ha un piede particolare, quell’imboccatura non è assolutamente adatta al tipo di lavoro e alla sua bocca, il mangime proposto non è consono al tipo di lavoro e non si ha ancora un assetto tale da poter lavorare al galoppo rovescio.

I cavalli non devono e non possono essere terreno di sperimentazioni azzardate, non si tratta di cimentarsi nel “fai da te” in cui al massimo non si raggiunge il risultato finale ottenuto dalla persona nel video, qui ci sono in ballo degli animali che richiedono un’analisi soggettiva perché ognuno è unico e diverso dagli altri. Le prove devono essere fatte sotto la supervisione di esperti che hanno investito il loro tempo e le loro energie nello studio e nella conoscenza del cavallo, che hanno vissuto una miriade di situazioni, che sanno come far fronte ad un problema trovando la soluzione più adatta.

Non bastano sei mesi di scuola di equitazione, qualche video, libro o articolo e l’acquisto di un cavallo per diventare esperti cavalieri perché, persino i più grandi tecnici hanno l’umiltà di confrontarsi con colleghi con maggiori o diverse competenze.

Solo abbandonando la presunzione di essere arrivati e di sapere ogni cosa è possibile crescere, perché in questo ambito non vale sempre il detto “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”, la scelta del tecnico, del veterinario e dello staff a cui affidarsi è l’attività su cui svolgere il maggior numero di ricerche ma, una volta fatta la scelta, una volta considerati i risultati e il modo di lavorare è necessario affidarsi. Questo non vuol dire comportarsi come le tre scimmie sagge “non vedo, non sento, non parlo”, significa aprirsi al confronto e valutare insieme a chi ha esperienza i pro e i contro delle proprie scoperte. Averlo letto su internet non preclude risultati interessanti.

Basta “tuttologi internettologi”, benvenuti gli umili curiosi!

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