La Mola: oasi per cavalli felici!
"Il sogno è il tentato appagamento di un desiderio" ha scritto Freud. E dunque, leggendo il bell'articolo di Eleonora Cividini comparso poco tempo fa su Cavallo 2000 con il titolo "Consigli per neofiti e... non solo", chissà quanti di noi - proprietari di un cavallo amato, al quale vogliamo garantire le migliori condizioni di vita possibili - hanno preso le misure di quel che vorrebbero per il loro cavallo e quel che riescono ad avere. Ecco, a me è successa una cosa differente: perché da molti anni, i miei cavalli hanno trovato un luogo, una casa, una scuderia, dove il loro benessere è davvero la prima regola. La scuderia "La Mola" (non cercatela in rete perché non si trova, ma una traccia ve la do: è a via delle Fontanelle, una laterale della strada per il Sasso, a poche decine di metri dal bosco di Manziana, 40 km. a nord di Roma) è un piccolo eppure meraviglioso esempio di come si può e si deve tenere un centro equestre.
Perché, diciamolo subito, la scuderia di campagna, specialmente in certe regioni, è una sorta di "sagra del chiodo arrugginito": staccionate fatiscenti, paddock fangosi d'inverno e polverosi d'estate, rimessini rimediati, scarsissima pulizia. Allo spazio, elemento fondamentale per la salute psicofisica dei cavalli, si aggiunge poco. Troppo poco. Per non parlare della scarsa professionalità dei maniscalchi ( spesso degli "attaccaferri"), dei pochi controlli veterinari, della modesta qualità delle profende, della mancanza di sorveglianza.
Per me, che riverso molta parte della mia affettività sui miei cavalli ( tre sauri che si sono avvicendati nel corso del tempo e che una volta acquistati sono tutti invecchiati con me: l'ultimo William, è un "ragazzo" di 18 anni, ma il primo, Fiore dello Jonio, se ne è andato a 33 anni e il secondo, Vouga, a 27) la scuderia La Mola è una sorta di polizza assicurativa contro l'ansia. Lì ci si può dimenticare del vecchio proverbio "l'occhio del padrone ingrassa il cavallo". Mi è capitato di partire per lavoro e di tornare dopo qualche settimana in assoluta serenità, con la piena consapevolezza che c'era chi pensava a loro nel miglior modo possibile.
Una ventina di box, un uomo di scuderia che vive lì, un direttore tenico presente dalla mattina alla sera ( se serve anche di più), moltissimi paddock che permettono un uso a rotazione, in modo che il terreno possa "riprendersi" e il prato rinascere. Un ampio campo ostacoli in sabbia, circondato da una pista di galoppo, con un buon fondo e una piccola club house che raccoglie le molte memorie sportive di Adriano Capuzzo. Sì, perché il proprietario e gestore di questo luogo, il direttore tecnico di cui sopra, Antonio Gentili, è stato allievo di quel grande istruttore e uomo di cavalli ( e anche Presidente del Comitato regionale Lazio per otto fruttuosissimi anni).
Una delle peculiari qualità di Capuzzo era la sua capacità di "considerare" il cavallo non come un mezzo, ma come un compagno: le fatiche di cavallo e cavaliere erano comuni, il rispetto del tutto reciproco. Il benessere del cavallo - sia esso l'atleta, oppure l'anziano compagno meritevole di riposo - era per Adriano il cardine dell'etica del cavaliere.
Adriano Capuzzo ricomperò, ormai anziano e malandato, un cavallo che aveva addestrato e montato senza esserne proprietario e che gli era stato "sfilato" di sotto la sella. Lo comperò anni dopo ( appena gli fu possibile: al cavallo avevano anche cambiato nome e rintracciarlo non fu semplice) al solo scopo di metterlo al prato e di garantirgli una buona vecchiaia. Beauregard - questo il nome d'origine del focoso irlandese - riposa sotto un monumentale albero di fico nei terreni della scuderia di Manziana. Perché è alla Mola che ha trascorso i suoi ultimi anni. Allora Antonio Gentili era un ragazzino e della scuderia si occupava suo padre. Ora è lui a gestirla, dopo aver fatto il servizio militare in cavalleria, dopo aver partecipato a sei "Performance test" organizzati dal Colonnello Reitano al Centro allevamento quadrupedi di Grosseto, dopo essere diventato un buon cavaliere di completo di II grado e un istruttore federale. Il tutto sotto lo sguardo severo ma partecipe di Capuzzo, che fino agli ultimi mesi della sua vita andava alla Mola a seguirne il lavoro.
Intrecciando i saperi del "dottore" con l'antica sapienza di chi vive in campagna, Antonio è riuscito a fare della Mola una sorta di SPA per cavalli. Non è raro che gli vengano affidati soggetti convalescenti: che siano patologie polmonari, oppure lesioni tendinee, il risultato è sempre soddisfacente. Anche il mio sauro William ha avuto un problema tendineo, durante un suo soggiorno romano, da cui è ormai guarito: per lui - e per altri soggetti con la medesima patologia - Antonio ha attrezzato un piccolo paddock, con un albero frondoso, in modo che il cavallo in riabilitazione non possa prendere il galoppo, ma si goda l'aria, l'ombra e la compagnia dei suoi simili che pascolano poco più in là. Poiché anche i cavalli in attività oppure in età avanzata trovano il loro benessere negli ampi paddock della Mola.
In tanti anni che frequento La Mola non sono mai incappata in una fardella di fieno muffito. Non solo perché il fieno è tra i migliori, ma perché viene sempre esaminato prima di essere distribuito fra i cavalli. Inutile dire che questo stile di vita e di alimentazione, unito alla supervisione dei veterinari e alle buone ferrature, e a una pulizia perfino un po' ossessiva, rende gli ospiti molto longevi: il mio Fiore se ne è andato a 33 anni, l'arabetta Solitaire ci ha salutato a 37 ( con grande dispiacere della sua proprietaria Silvie e del mio William, che pascolava con lei e se ne era innamorato, benchè castrone). Insomma, La Mola non è un luogo adatto a chi sistema lì il suo vecchio cavallo sperando che si sbrighi ad andarsene.
Chi ha il cavallo in attività e vuole stare in campo ( e magari andare in gara: il maneggio ha un buon van) può lavorare con l'istruttore. Chi ama l'equitazione di campagna trova a poca distanza il bosco di Manziana con i suoi sentieri e l'ampio "pratello", una sorta di conca naturale verdeggiante dove è possibile prendere un buon galoppo su un giusto terreno. Ora, alla Mola, si sta domando il puledro intero di Eugenia Caprilli, la nipote del fondatore della moderna equitazione e istruttrice alla Farnesina.
Ma è inutile dire altro, perché si rischia di scivolare nell'ovvietà. Le buone scuderie, si sa, sono come le famiglie di cui parla Lev Tolstoj all'inizio di Anna Karenina : "Tutte le famiglie felici si somigliano, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". E io, alla Mola, vedo cavalli felici.