Mondo equestre: verso il nulla o verso la rinascita?
Ho letto con interesse e preoccupazione l’intervento di Maurizio Soverchia dal titolo "La nostra ippica ormai naviga verso il nulla", con passione e speranza il libro di Raffaele Cherchi “L’ANGLO ARABO” e, da quando esiste, seguo Cavallo 2000, con i cui responsabili mi complimento per non essere mai venuti meno alla loro missione, dando spazio e visibilità a tutti gli attori e interessati del sistema ippico-equestre.
Per necessità di sintesi riporto alcune parti dell’intervento autorevole, pubblicato da Cavallo 2000, del Dr Soverchia:
1) raccolta del gioco nel 2007 è stata di 2.748 milioni di euro, nel 2018 di 500; (-80% circa)
2) il montepremi al traguardo è passato dai 220 milioni del 2007 agli 88 milioni del 2018. (-60%)
3) Tutti i Paesi europei hanno sofferto della concorrenza devastante degli altri giochi nei riguardi delle scommesse ippiche, ma soprattutto i Paesi più importanti del settore - penso al Regno Unito, alla Francia, alla Svezia, alla Germania - hanno mantenuto o accresciuto le proprie risorse, al contrario di quanto avvenuto da noi.
4) Evidentemente gli attori - la cui lista è lunga e nota - non sono stati capaci o non hanno voluto presentare una proposta coerente, in grado almeno di arrestare l'avvilente declino di un'attività che ha storicamente dato tantissimo, nella quantità e nella qualità dei risultati.
I dati riportati nei punti 1 e 2 sono inconfutabili e, se aggiungiamo che le provvidenze agli allevatori sono state svalutate fino al ridicolo (come minimo -90%), anche i neofiti possono capire la gravità dei problemi nel comparto ippico italiano. Fin qui la corsa è verso il nulla, ma il punto 3 è emblematico e, per onore del vero, nella nostra Italia la Regione Autonoma della Sardegna si è preoccupata da fine 2013 di non far morire il proprio comparto ippico equestre, anche se (purtroppo e solamente per questioni di “bandierine politiche”) il Consiglio Regionale non è ancora riuscito ad approvare la Legge istitutiva del nuovo “Organismo pubblico del Cavallo” ritardando un iter legislativo già a buon punto. Il punto 4 si adatta bene alla situazione nazionale e, nonostante il Parlamento abbia legiferato e i Governi, che si sono succeduti dal 2006 in poi, siano stati sempre informati delle varie problematiche del comparto, da troppo tempo ormai gli attori continuano a recitare in un film senza regia e con troppe “Sirene”.
Gli allevatori ed i proprietari, quelli che finora hanno resistito per passione, per amore del cavallo, per solidarietà vera, ecc. e, magari, perché tengono alla storia e all’onore dell’Italia, stanno continuando a tenere duro e sostenere attivamente il lavoro di tantissimi operatori diretti e dell’indotto. Quindi per essere chiari, da una parte c’è un problema estenuato da una continua campagna elettorale che non fa affrontare con la necessaria serenità, concentrazione e abnegazione situazioni importanti per la vita delle persone, cioè, la salvaguardia e la creazione di posti di lavoro che il cavallo, animale splendido ed utilissimo, promuove. Dall’altra parte, seguitano a creare problemi le posizioni preconcette e/o ambigue di quei personaggi che pensano esclusivamente ai propri tornaconti personali e, talvolta, hanno più credito delle persone serie, competenti e capaci. Per giungere dal baratro dove ci troviamo, sempre però con la speranza della rinascita (alimentata, per lo scrivente, anche dalla lettura della monografia del Dott. Raffaele Cherchi sul Cavallo Anglo Arabo che amo), al nulla (dove finisce anche la speranza), la strada non è per niente lunga ma, attenzione, è molto pericolosa e chi ha il potere e dovere di decidere, non può e non deve tergiversare ancora. Dovendo ancora la Politica (maggioranza e minoranza), parimenti, tenere bene a mente che allevare cavalli è fatto socio-culturale ed evento zoo-economico di interesse generale, che arricchisce tutti i settori produttivi: primario, secondario, terziario, anche sociale ed avanzato; incoraggiando un rilevante mercato di lavoro e creando reddito per il privato e l’Erario Pubblico.
C’è tanto da lavorare e ci vogliono riferimenti istituzionali chiari, autorevoli e con la necessaria autonomia, che non significa certo mancanza di controlli ma, anche tante altre cose difficili da spiegare in poche righe.
Ringrazio per gli stimoli alla riflessione Maurizio Soverchia e Raffaele Cherchi, la Redazione di Cavallo 2000 e quanti operano nel “Mondo Equestre” dimostrando capacità, competenze e sincero amore per il cavallo.
Nell’attesa di nuove, a tutti i più cordiali saluti e auspici per la tanto agognata “Rinascita”.