Lunghe Orecchie
"Nel mondo vivono milioni di asini e migliaia di muli e bardotti, ignorati da milioni di persone che non avendone mai visti li credono ormai perduti per una società come l’attuale, assorbita dalle macchine e dagli automatismi.
Il Rifugio degli Asinelli comunica “Diventare proprietari affidatari di una coppia di asini è davvero un’esperienza unica, entusiasmante ed appagante. Ti permetterà infatti di prenderti cura in prima persona e quotidianamente di animali estremamente affettuosi, creando un legame davvero speciale.
Piccolo, compatto, robusto, mansueto, frugale, con lunghe orecchie. Originario dell’Africa settentrionale, considerato una sottospecie dell'asino selvatico africano Equus africanus: questa potrebbe essere la sobria descrizione dell’asino (o somaro o ciuccio o musso o asu o aso o ase o sceccu o burriccu, ecc. ecc.).
Chi non ha mai visto un asino?
Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro. (Alda Merino)
L’onoterapia, in questi ultimi anni, ha subito una rivoluzione concettuale nella sua applicazione pratica ed inoltre è stata inclusa (come co-terapia) in programmi riabilitativi strettamente basati su regole applicative e di valutazione dei risultati. Per questo l’onoterapia ha perso quella spontaneistica veste di applicazione ludico-ricreativa ed è entrata a pieno diritto tra le metodologie medico-sanitarie atte ad ottenere un recupero funzionale e globale di soggetti disabili, disagiati o disturbati da alterazioni dello sviluppo psico-mentale.
L’asino d’oro è una storia di iniziazione. Narra di un uomo, Lucio (Apuleio), trasformato in asino, che cade in disgrazia e solo attraverso esperienze degradanti e numerose prove, alla fine della vicenda, purificato, torna ad essere uomo. Dovrà sopportare una vita da asino, ma nascosta sotto la pelle dell’asino c’è la sua umanità, la sua sensibilità. In questo modo può assistere ai comportamenti della gente, tradimenti, menzogne, bassezze di ogni genere, senza essere visto, perché nessuno fa caso ad un asino.
“…Immaginiamoci l’uomo come un animale ammalato di una malattia che simbolicamente chiamo paludismo, dato che viveva nei pressi di pantani insalubri. Questa malattia, che non riuscì a distruggere la specie, gli causò un’intossicazione che produsse in lui una iperfunzione cerebrale- il cui risultato fu che l’uomo si riempì di immagini e di fantasie- di cui, come è risaputo, persino gli animali superiori sono mancanti. L’uomo si trovò ad avere dentro di sé tutto un mondo immaginario, un mondo interno di cui l’animale è privo, un mondo interno diverso e contrario al mondo esterno....
L'asino per millenni è stato fedele servitore dell'uomo per tutte le attività più faticose nell'ambito della vita rurale, ma non solo, perché lo ritroviamo utilizzato anche al traino dei carrelli carichi di minerale nei cunicoli sotterranei delle miniere arrancando faticosamente verso la superficie. Spesso questi asinelli, ricoperti di polvere nera, diventavano ciechi poiché vivevano sotto terra senza mai vedere la luce.
Quanti modi ci sono per dire “asino”?
Almeno uno per regione. E non solo in Italia, ma ovunque l’asino sia stato presente ha ricevuto un nome aggiuntivo che lo caratterizzava in relazione alla tradizione, ai costumi del luogo e alla funzione che gli veniva attribuita dall’uomo.
Miccio o ciuco in Toscana, moliente o burrico in Sardegna, in Veneto li chiamano mussi, ciuccio in Campania, scecco in Sicilia.