Parigi 2024: riflessioni a bocce ferme
Comunque vadano le elezioni, un’epoca è finita. E con essa tutte le gestioni FISE precedenti - ma anche future - che fanno leva su argomenti i quali con lo sport non hanno nulla a che vedere: l’esaltazione di prestazioni al limite della mediocrità, il buonismo del “grazie ragazzi” per risultati che hanno lasciato l’amaro in bocca persino a chi li ha conseguiti, la stucchevole frase “si è scritta la storia” che, un tempo vergata dai vincitori, ora è stilata dagli sconfitti.
I peana sciolti dal sito federale ad osanna del 21° posto di Odense Odelvet ed Emanuele Camilli a commento di una finale olimpica imbarazzante, costellata di errori fin dal primo salto, suscitano forti perplessità.
Gli americani sostengono che ai Giochi Olimpici la medaglia d’oro non è importante, è l’unica cosa che conta. Per l’equitazione italiana terzultimi posti in classifica alle Olimpiadi - che per altro farebbero imbufalire presidenti di federazioni di vertice - sono piazzamenti commoventi e da applausi a scena aperta.
Riteniamo sia il caso di tornare a parlare in casa FISE di meriti veri, sacrosanti e non dolcificati ai frutti di bosco. Di convocazioni stilate sui risultati e non sulle telefonate di presidenti di Circoli amici, o scegliendo cavalli che diano affidamento (e soldi soprattutto agli allevatori italiani) e non soggetti privati da rendere più appetibili sul mercato.