Un attimo fuggente che vi porta a Vincennes
Bonjour madames et monsieurs. Avete mai provato una strana sensazione che vi fa cambiare direzione?Quello che ho sentito quando ho visto il cartellone con il cavallo a “stelle e strisce” alla fermata George V della Metro 1 di Parigi è stata proprio questa.
Per un attimo ho maledetto mentalmente quella gigantografia che mi distoglieva dal mio principale obiettivo, ovvero di visitare tutta la Ville Lumiere, l’attimo dopo invece, ero già lì con la mappa a capire come arrivare nel misterioso Bois de Vincennes.
Quindi, con fotocamera a tracolla e due buste piene di souvenirs, ho raggiunto la Gare de Lyon e preso il pullman che si dirigeva alla fermata Hippodrome.
Al momento, cari lettori, non so come mai ho avuto quell’impulso nella testa che mi diceva vai, ma so per certo che adesso ne vado fiera.Sono scesa dal pullman, a una fermata abbastanza misteriosa, dotata di un sentiero infangato che però mi ha condotto all’ingresso.
Già da fuori l’adrenalina mi scorreva nelle vene, l’emozione di essere lì proprio in quel giorno aveva sostituito il pentimento di non poter visitare tutta la città. L’ingresso molto più semplice e veloce di come ci si può aspettare, apriva le porte a un mondo che gli italiani faticano a vedere: bar, paninoteche, scale mobili, ristorante privato, una tribuna coperta, infiniti punti scommesse con maxi schermi e boutique dove poter acquistare ricordi di questa sublime giornata.
Il tutto, si estendeva su forma rettangolare attorno a lei, La coppa del gran Prix d’Amerique.
La coppa è formata da una grande spirale argentata dove sulla parte alta un cavallo al trotto esce da una stella, simbolo dell’importanza della corsa. Poteva essere ammirata da vicino, dopo la presentazione in pista infatti, era stata esposta al pubblico, protetta da una teca di vetro, per far sì che anche il più piccolo dei presenti avesse potuto percepirne l’eleganza e la tradizione. Proseguendo il giro, facendo slalom tra le tante persone presenti, finalmente arrivo sul vero plateau esterno che si affaccia sulla nera pista.
Finalmente dopo anni alla televisione, sono realmente qui, a vedere l’Amerique.
L'emozione che provi a trovarti qui a Vincennes è infinita: le gambe tremano, il cuore è impazzito e quasi sono alle lacrime.
Non essendo arrivata presto, gli spettacoli di presentazione erano già stati svolti ma l’intrattenimento non mancava. Il commentatore, di una bravura eccezionale che va oltre alla figura del cronista, era un vero e proprio showman. Incitava il pubblico e si mescolava nella tribuna proprietari, dove i vari team attrezzati con sciarpe e cappellini della scuderia, intonavano cori che acclamavano il loro cavallo.
Simpaticissimi i fans del numero 1 che per tutta la tribuna spettatori, animavano la festa a suon di ... Finalmente siamo ai 35 minuti prima della corsa. La Garde Republicane, entra in pista al galoppo ed esegue un passo con 25 cavalli.
I cavalieri in divisa ufficiale indossavano un elmetto dai lunghi capelli neri e un completo blu notte, con la mano destra sorreggevano tutti una lancia alla cui estremità era fissata la bandiera francese. I cavalli vestiti con semplicità, si muovevano ad un galoppo leggero e danzavano tra di loro come i ballerini alla Scala. Sullo sfondo la banda francese intonava una melodia nazionale.
In seguito alla rappresentazione, il coinvolgente cronista ha accolto sul palco dei vincitori Helene Johansson: la prima donna che ben 30 anni fa ha vinto il suo Amérique. Sui maxi schermi, venivano proiettati tutti i vincitori della corsa, dai suoi inizi ai giorni odierni. Incredibile l’urlo italiano al nome di Varenne.
Poi finalmente eccoli: Il cavallo americano, colui che apre le danze, si trascina dietro il corteo dei gareggianti. La folla è un delirio: cori infiniti e bandierine di ogni tipo sventolano sotto una pioggerellina tenue. Gli spalti sono stra colmi di persone, addirittura persone in piedi sui bidoni o arrampicati sulle balaustre per vedere la corsa. La passione si percepisce in ogni angolo.
I cavalli sono pronti e si recano al di là della dirittura, dove si effettuerà la partenza. Manca 1 minuto e la musica si alza. Il cronista esorta sempre di più il pubblico e la folla gli risponde. Ci siamo ritrovati in una bolgia. 15 secondi e i cavalli sono tra i nastri. 10 secondi, il cronista inizia il conto alla rovescia, neuf, huit, si stanno allineando, sept, six, cinq, l’adrenalina sale, quattre, trois, ci siamo, si leva l’urlo, deux, un. Partenza richiamata. Si leva un urlo di protesta che mai ho sentito in vita mia. Tutto da rifare. San Moteur ha fatto richiamare la partenza danneggiando il suo avversario. Per i prossimi due minuti, nessuno sa niente. I cavalli rientrano nei nastri e al segnale provano di nuovo la partenza. Il cronista ricomincia a contare e questa volta ci siamo. La partenza è valida e l’urlo di trionfo è ancora migliore di prima. I cavalli partono e Idao, il favorito slitta subito in corda. Hooker Berry davanti. San Moteur che prima aveva fatto dannare, parte subito di galoppo.
Il passaggio davanti alle tribune è fantastico, si può percepire la velocità, l’adrenalina dei concorrenti e l’urlo della folla. Mancano 1000m all’arrivo e nessuno sa come potrebbe andare a finire. I cavalli procedono, chi si sposta all’esterno e chi dalla corda avanza. Ci siamo, tra poco i cavalli saranno in retta d’arrivo. A metà curva finale, l’urlo è sempre più forte, chi prova a sfondare la testa adesso è Idao de Tillard. Hooker Berry è fermo, Idao conquista la testa,non demorde, inizia piano piano ad aumentare il ritmo, a scappare, e mentre il palo è sempre più vicino gli avversari avanzano e il boato aumenta. Ma sul palo signori, Duvaldestin si rende conto di avere vinto e alza le gambe in segno di trionfo.
Signore e signori, sebbene per molti non sia un granchè, per me è stato come ritornare a 14 anni quando per la prima volta sono salita in sella a un cavallo. A quel punto, con una busta in più, una bandiera sotto braccio, le emozioni intagliate nel cuore, me ne sono tornata negli arrondissements parigini, a proseguire il mio giro turistico.