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Presso la sede dell’Istituto Incremento Ippico per la Sicilia di Catania, venerdì 14 maggio sono stati presentati i risultati finali del progetto triennale “Recupero, Conservazione e Valorizzazione delle Risorse Genetiche Equine ed Asinine Siciliane”, realizzato dall’Istituto Incremento Ippico per la Sicilia, con la collaborazione dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca, delle Università di Catania (Dipartimento di Agricoltura, alimentazione ed Ambiente) e di Messina (Dipartimento di Scienze Veterinarie).
C'è una caratteristica dell’asino che colpisce l'immaginario popolare, al pari della croce scapolare: è quella di “inginocchiarsi”, abitudine tipica dei quadrupedi docili. L’asino, il bue, la pecora, animali dall'indole mite, per appoggiarsi a terra impiegano le ginocchia in un movimento gentile, che ha colpito fortemente l’immaginario popolare.
Gli asini (secondo alcune fonti “tutti” gli asini, ma secondo altre fonti solo alcune razze) hanno una misteriosa croce nera disegnata sulla groppa. Se dal punto di vista scientifico si hanno poche certezze in merito all’origine di questo carattere, in tante leggende troviamo una spiegazione in chiave cristiana, legata alla Settimana Santa.
"Nel mondo vivono milioni di asini e migliaia di muli e bardotti, ignorati da milioni di persone che non avendone mai visti li credono ormai perduti per una società come l’attuale, assorbita dalle macchine e dagli automatismi.
lTutti sanno che il mulo è un incrocio tra uno stallone asino e una giumenta. I bardotti sono esattamente l'opposto: un cavallo stallone incrociato con un'asina. A tutti gli effetti, bardotti e muli sono classificati e mostrati insieme sotto il termine generico di "mulo".
Piccolo, compatto, robusto, mansueto, frugale, con lunghe orecchie. Originario dell’Africa settentrionale, considerato una sottospecie dell'asino selvatico africano Equus africanus: questa potrebbe essere la sobria descrizione dell’asino (o somaro o ciuccio o musso o asu o aso o ase o sceccu o burriccu, ecc. ecc.).
Chi non ha mai visto un asino?
Perché amo gli animali? Perché io sono uno di loro. (Alda Merino)
L’onoterapia, in questi ultimi anni, ha subito una rivoluzione concettuale nella sua applicazione pratica ed inoltre è stata inclusa (come co-terapia) in programmi riabilitativi strettamente basati su regole applicative e di valutazione dei risultati. Per questo l’onoterapia ha perso quella spontaneistica veste di applicazione ludico-ricreativa ed è entrata a pieno diritto tra le metodologie medico-sanitarie atte ad ottenere un recupero funzionale e globale di soggetti disabili, disagiati o disturbati da alterazioni dello sviluppo psico-mentale.
L’asino d’oro è una storia di iniziazione. Narra di un uomo, Lucio (Apuleio), trasformato in asino, che cade in disgrazia e solo attraverso esperienze degradanti e numerose prove, alla fine della vicenda, purificato, torna ad essere uomo. Dovrà sopportare una vita da asino, ma nascosta sotto la pelle dell’asino c’è la sua umanità, la sua sensibilità. In questo modo può assistere ai comportamenti della gente, tradimenti, menzogne, bassezze di ogni genere, senza essere visto, perché nessuno fa caso ad un asino.