Marco Bozzi, una miniera di storie iniziate sulla pista di Capannelle
È l’estate del ’87. C’è la pista di Capannelle e un ragazzo che non fa che correre in galoppo.
Nessuno in famiglia appartiene ancora al mondo dell’ippica; una casa vicino al centro di Roma, l’università che inizierà in autunno e lui non smette di correre. Pensate al caldo, ai cavalli schiumati, alla polvere che sale e rimane sospesa nell’afa di agosto. Io ora so dove nasce il suo sogno e la sua fortuna, ma lui ancora no. O forse sì, ma in quel momento ha solo bisogno di correre: scende da un cavallo e risale, per lui non c’è altro.
L’ippica appare come un sistema concentrico: chi se ne sta sulle tribune nel pubblico è solo il cerchio più grande di diverse realtà che ruotano attorno ad un cavallo in pista. Un mondo di sogni, dallo spettatore con la sua giocata tra le dita, al fantino che vuole tagliare il traguardo; fino ai proprietari e gli allevatori che sperano di avere tra le mani il cavallo vincente e ancora oggi il sogno dell’ippica nasce in Inghilterra dove ha origine la razza e dove si svolgono le corse più prestigiose e in Irlanda dove le condizioni climatiche e la tradizione agricola sostengono l’allevamento.
Ed è lì che chi vuole correre e vincere in ippodromo cerca il suo sogno. Se in Italia il mercato del galoppo è per lo più limitato alle trattative private, quando si guarda alle isole britanniche ciò che ruota attorno alla compravendita di purosangue diventa ben più complesso delle aste nostrane e quel semplice sistema concentrico appare un caleidoscopio meraviglioso e articolato. Tra gennaio e febbraio ci sono le aste breeding stock di cavalli yearling puledri da uno a due anni d’età e fattrici; in primavera le breeze up (puledri di poco più di due anni che vengono addestrati e presentati in una dimostrazione di velocità su pista); a fine estate e autunno yearling e cavalli in training e a fine anno ancora breeding stock (cavalli destinati alla riproduzione) ma stavolta foals (puledri sotto l’anno d’età) e fattrici. Goffs è la casa d’asta irlandese di maggior rilievo, mentre Tattersalls è la più prestigiosa e antica del Regno unito con sede a Newmarket.
Ora dovete ricordarvi di quel ragazzo: sono passati due anni e ha studiato con Colella, gran maestro di fantini, poi debuttato a Capannelle come gentleman e corre ancora, non ha mai smesso e “proprio a Capannelle quel pomeriggio di gennaio sulla pista piccola di sabbia, quella che ora non c’è più…” mi dice e poi fa una pausa lunghissima e in quel silenzio c’è il momento esatto in cui tutto cambia: “…su quella pista sono caduto”.
Gli anni ’90 sono appena cominciati e Marco Bozzi, oggi tra i migliori agenti di purosangue in Europa, conosciuto in tutte le aste nel mondo, uomo di cavalli e mercato, finisce la sua carriera di gentleman. Si sveglierà con una vertebra spezzata e dopo mesi di riabilitazione e un corso da programmatore, lo attende un futuro in banca.
“Ma non facevo che pensare ai cavalli,” mi confessa, “così sono partito per l’Irlanda per comprare yearling, puledri da domare e proprio a Goffs ho avuto la possibilità di cominciare a lavorare con irlandesi e diventare agente. Quando sono tornato in Italia e mi è stato proposto il lavoro alla scrivania ho rinunciato, oramai avevo deciso.”
“Cosa l’ha aiutata? Le occasioni e gli incontri?”
“Non solo, mi racconta, anche la capacità di saper parlare bene inglese e probabilmente abilità organizzative; la fiducia di potercela fare e la passione per le corse. Ho davvero cominciato con niente, proponendo in Italia cavalli che a volte mi venivano persino restituiti… per poi fare top price!”
“Ed e mai stato pinhooker? La figura che si occupa di acquistare puledri per poi rivenderli dopo una adeguata preparazione ad un’asta successiva con la speranza poi di poter restituire un profitto agli speculatori. Una figura che sembra non essere presente nel mercato italiano proprio per le dinamiche di vendita.”
“Certo, molto spesso, ma sono anche allevatore assieme a mia figlia oltre che stalloniere in Italia. Più di vent’anni fa ho conosciuto Guido Berardelli che seguiva i fantini e allora abbiamo aperto un ufficio dietro Capannelle in cui davamo diversi servizi; non abbiamo mai litigato.”
Bozzi ha una personalità non comune e mi rendo subito conto che l’abilità di poter gestire le trattative o clientele eterogenee è frutto della sua indole, per questo la domanda vien da sé:
“Quali sono le qualità di un buon agente?”
“La qualità migliore di un agente è sicuramente la capacità di saper riconoscere un buon cavallo in quel minuto al tondino, in cui ti viene presentato. Si studia il catalogo, il pedigree, ma alla fine si cerca ancora quell’energia vitale di cui parlava Federico Tesio, quelle caratteristiche fisiche, psichiche e il temperamento che determinerà poi il suo potenziale in pista. Devo scoprire in un attimo ciò che allenatore e proprietario capiranno dopo mesi.”
Provo così a metterlo sulle spine: “Quali sono invece quelle meno apprezzabili o se vogliamo “discutibili” che però l’aiutano nel suo lavoro?”
Lui mi risponde con una bella risata pulita e l’accento romano rende tutto quello che dice più leggero: “Le aste sono piene di fregature: i cavalli hanno problematiche o riserve che un qualsiasi compratore non può conoscere come me che sono presente a quasi tutte le aste internazionali. È difficile darmi una fregatura senza che poi io non possa restituire “il favore”. Riesco inoltre a indirizzare attraverso le mie conoscenze molte dinamiche d’asta e questo può essere una qualità non proprio apprezzabile se non sono dalla tua parte.”
“Nella sua mitologia privata, quale è il suo miglior cavallo? Quello a cui anche sentimentalmente è più legato?”
“Comprai una fattrice gravida per mio padre a 80 mila dollari, scovata in America. Riuscii a piazzare il puledro, venduto yearling e il compratore era sicuro gli avessi rifilato una fregatura, invece era Panis vincitore di due gruppi e diventato stallone.”
“E il suo miglior fantino?”
“Cash Asmussen, texano. Un grande fantino, ma molto particolare; gran calcolatore, aveva la capacità di gestire la corsa anche fuori dalla pista.”
“In Italia come viene gestito il mercato dei purosangue?”
“È gestito prevalentemente dagli allevatori italiani con un’asta a settembre. Con il mio socio Berardelli abbiamo fondato la ITS, Italian Trotting o Thoroughbred Sales: una realtà privata che è molto attiva soprattutto nel settore del trotto, mossa dalla forza del grande allevamento italiano, che però stenta a partire nel settore del galoppo.”
“In Italia l’ippica sembra vivere un pessimo periodo e non c’è grande fiducia al riguardo. Qual è il problema secondo lei?”
“Non ci sono le strutture ricettive adatte, con un’accoglienza vera e propria; forse solo Milano riesce a distinguersi in termini di accoglienza. Bisognerebbe ricominciare da lì per poter avvicinare il pubblico alle corse.”
Marco è davvero una miniera di storie e conoscenze anche se paradossalmente il filo che lega l’uomo al cavallo si fa più sottile, cambia, perde la sua natura tangibile e il mantello, gli appiombi, il movimento si circoscrivono alla vista: conoscere tanto bene un animale, la sua storia eppure perderne il contatto. Lui ha sviluppato una capacità strategica di creare un intero progetto di scuderia sull’acquisto di un cavallo non solo per un’idea commerciale, ma visionaria: la capacità di comprendere il cliente individuando il cavallo che meglio si adatta alle sue esigenze, capendone anche il ruolo all’interno del mondo dell’ippica in un’ottica di futuri investimenti.Cosa è rimasto di quel ragazzo che non faceva che correre in galoppo? Sicuramente l’entusiasmo. Ora mi sembra proprio di conoscerlo, di sentirne l’energia, la fiducia nel futuro anche quando cade. Quando c’è quel momento di silenzio lunghissimo dopo cui poi si torna a correre pure fuori dalla pista. Dicono che cento cadute fanno un cavaliere, a volte però ne basta una e si rimane cavalieri per sempre.