Pino Silvestri: testimone della Storia degli Sport Equestri
Immaginare gli sport equestri senza Pino Silvestri è come pensare a una biblioteca senza libri, un archivio storico senza uno schedario, una barca senza vela.
Giuseppe era nato il 7 maggio 1947 e quasi da allora ha testimoniato la Storia nella Federazione Italiana Sport Equestri (FISE), lavorando tra i fangosi campi e le impolverate ombre degli uffici, ma illuminandone ogni angolo con la sua dedizione. Intendiamoci, non era un uomo dal carattere facile, anzi! Tuttavia aveva una passione inestinguibile per questo Sport ed un rispetto d’altri tempi per chi vi si sacrificava, ad ogni livello: atleti, tecnici, giudici o politici.
Rispetto. Parola desueta. Il rispetto quindi: un sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro, la dignità e la personalità stessa di qualcuno, e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offenderli. Nessuna offesa uscì mai da Pino, quindi, ma ciò non gli impediva di esprimere le sue posizioni, a volte anche in modo caparbio e irremovibile, anche in modo “pesante”, se necessario, ma sempre con rispetto. Poi con gli anni si era ammorbidito, parlava sempre meno e sempre più a bassa voce, come se avesse capito che nel chiasso è il silenzio a fare la differenza. Pino però esercitava un silenzio che, in qualche modo, parlava. Uno sguardo, un ciglio sollevato, uno sguardo distolto e già si capiva cosa pensasse.
Lo sport è fatto anche di spettacolo e riflettori, ma ciò è quanto appare in superficie. In realtà, dietro le luci della ribalta, c’è tanto lavoro: qualcuno direbbe “lacrime” e “sangue”; Pino avrebbe detto, semplicemente lavoro. Rifuggiva le esagerazioni e tutto era votato al lavoro. Impietosamente. Dico impietosamente perché lavorare con lui, con un uomo votato al lavoro, non era facile: niente orari, fine settimana o ferie, solo duro e solido lavoro. Un lavoro che però non era mai sterile, ma sempre mosso da uno slancio sincero e profondo. E’ con questo spirito di “servizio” dedito all’attività sportiva che Pino è stato il testimone di tanti passaggi fondamentali di questo sport.
Da piccolino, tenuto per mano dal suo papà, rimase colpito dai funerali del Col. Alessandro Bettoni Cazzago, un eroe in guerra come nei campi di gara. Vedere il corteo che rendeva omaggio al valore di Bettoni, nella magica cornice di piazza di Siena, lo colpì e deve aver fatto nascere in lui quel rispetto e quel trasporto che poi caratterizzarono tutta la sua vita. Da allora il suo cuore fu tutto dedicato a questo sport, anzi, ai valori che questo sport veicola: rispetto, determinazione, sacrificio, passione, dedizione, costanza, modestia, eleganza e bellezza.
Si deve notare che questi valori possono essere ugualmente utilizzati per descrivere il cavallo, che di questo sport è l’anima.
Tutto ciò non può non affascinare e quindi facilmente spiega, anche per Pino, come per tanti ci si sia consacrati a questo sport. Per Pino non come atleta, ma come dirigente. Si perché se la Storia è scritta dagli atleti, dai cavalli e dai tecnici e politici che vi si sono dedicati, quelle pagine sono però rilegate e raccontate da chi ne è stato attento e devoto testimone. Sono i testimoni che ricordano, suggellano e tramandano… Ecco, oltre tutti i suoi prestigiosi ruoli ricoperti con successo, è il suo essere stato testimone che genera il mio solo e inconsolabile rimpianto: non aver raccolto le sue memorie, i preziosi ricordi del dietro le quinte di chi c’era stato, del vero testimone… che tutto vedeva e sapeva.
Grazie, Pino, per ogni tuo contributo che ha reso grande questo sport. Grazie per esserci stato e averlo testimoniato, non solo con i ricordi, ma con i fatti e con il tuo pregevole, rispettoso, duro, costante ed elegante lavoro.