FISE. Arcioni spiega il ''senso'' del suo progetto
Caro Direttore, da più parti mi è stato fatto rilevare che ho usato dei metodi grillini nella raccolta di dati e della loro eventuale organica confezione in vista del nostro progetto di rinnovamento della Fise. Vorrei spiegare al riguardo il mio pensiero.
Il M5S non si è inventato "pratiche" nuove ma ha avuto l'idea di prendere dall'impresa moderna dei modelli per farli propri.
Un grosso problema che hanno le grandi aziende al mondo è quello di unire tutti in un processo di crescita creando il giusto spirito aziendale. Tutte o quasi hanno sviluppato dei modelli che si rifanno al concetto della partecipazione cercando di sviluppare la gente all’educazione alla partecipazione.
In sostanza, la partecipazione non è fine a se stessa, ma è un mezzo – un mezzo eccellente – per l’azione educativa, in modo particolare nella dimensioni sociali come ad esempio aziende-ass.ni-federazioni.
In parole povere, si potrebbe dire che a partecipare s’impara partecipando.
Un mezzo presuppone qualcosa di più che una tecnica; presuppone una cultura.
Per questa ragione trasferire direttamente le tecniche partecipative dalla società alla scuola o alla famiglia, senza trasformarle in una cultura partecipativa, non sarebbe una formazione adeguata.
Abbiamo tre tipi classici di partecipazione: consultiva, attiva e decisoria, L’efficacia di ognuna di esse dipenderà dal momento, dalla necessità, dalla questione da decidere e anche dal livello di competenza delle persone. La partecipazione decisoria include, almeno teoricamente, le altre due.
Ciò significa che non si può pretendere di riuscire a praticare la partecipazione decisoria se prima non si praticano, con responsabilità e agilità, le altre due modalità (consultiva e attiva).
Attraverso il sito da noi messo in essere, la raccolta fatta con metodo dei progetti è l'esempio della partecipazione consultiva a tutti i livelli. Le modalità con le quali si darà avvio alle votazioni e poi alla successiva redazione di un programma articolato è la fase decisoria/attiva.
Riguardo alla scelta di operare in questo modo – e con questo vorrei terminare – non è tanto l’utilità pratica della partecipazione, che comunque è un valore inalienabile, quanto soprattutto la formazione che essa comporta per coloro che cui è diretta: vale a dire, imparare a prendere decisioni intorno al proprio lavoro( come le persone che hanno redatto i progetti), diventando in tal modo capaci della responsabilità che comporta il prendere quelle decisioni personali che hanno una ripercussione sul gruppo, e qui entra di conseguenza l'altro concetto del ritrovarsi "compatti" intorno a principi e direzione comune, argomento che in una federazione/società/associazioni è fondamentale.