Palermo, in scena Tancredi e la Rosa di Oriente
All’interno del progetto “Palermo Normanna”, realizzato dal GAL Terre Normanne e finanziato da un’apposita legge regionale, la Compagnia di Teatro Equestre di Mariangela Alagna ha prodotto lo spettacolo teatrale equestre “Tancredi e la Rosa d’Oriente - La Spada e la Rosa”. A metà fra rievocazione storica e teatro equestre, la rappresentazione ha unito le diverse forme di arti teatrali, la storia e l'arte equestre in uno spettacolo all’insegna di quella cultura arabo – normanna che ha caratterizzato così a lungo la Sicilia.
Lo spettacolo ha avuto un’anteprima di successo a Piana degli Albanesi il 20 settembre. Di fronte un folto pubblico attento, è stata rimessa in scena a Palermo l’11 ottobre nella splendida cornice dell’Ippodromo cittadino.
Il racconto.
La storia, ambientata nel XII secolo, vede protagonista l’amore sbocciato fra “diversi che più diversi non si può”: Tancredi, un giovane cavaliere normanno, e quindi cristiano, figlio illegittimo di Ruggero III, e Layla, principessa araba, musulmana, figlia dell’emiro Aziz, il sovrano spodestato dai normanni alla fine della loro lunga guerra di riconquista. I due giovani si incontrano per caso tra i vicoli di un mercato popolare palermitano, dove i profumi, i sapori, le musiche e le parole di quei due mondi così diversi convivono sovrapponendosi. Un cavallo arabo imbizzarrito mette in pericolo Layla e Tancredi la salva afferrando e fermando il cavallo. Scatta il colpo di fulmine.
Nasce un amore.
I due si incontrano successivamente, sempre di nascosto, fino a quando, raggiunto a cavallo un giardino di aranci fuori le mura , si dichiarano il loro amore. Vengono scoperti dal fratello di Layla, Amir, che la denuncia al padre. La giovane viene rinchiusa in una torre ma Tancredi accorre con dei cavalieri a liberarla.
Scontro di uomini e culture.
Avviene un combattimento a cavallo fra i due schieramenti, quindi Amir e Tancredi combattono appiedati fra loro in un duello all’ultimo sangue. Colpo di scena: intervengono a cavallo Re Guglielmo I°, l’Emiro Aziz e una scorta a dividere i contendenti per porre fine allo spargimento di sangue, in nome della pace e dell’amore. Il lieto fine.
Layla viene battezzata e chiamata Rosalia. Il popolo, arabo e cristiano, è in festa, fra danze e canti inneggianti a quella pace, questa volta autentica e definitiva, sancita dall’amore fra quei due giovani appartenenti a due culture così differenti, ma che vogliono imparare a convivere e rispettarsi. È un messaggio e un esempio di tolleranza che ha funzionato davvero per secoli ma che, proprio ai giorni nostri, sono caduti nell’oblio.
Un cast d’eccezione.
La storia è suddivisa in diversi quadri che impegnano in scena trenta equini e un centinaio di protagonisti. È raccontata dal bravo Antonio Latteri, voce narrante sportiva, fieristica e teatrale per antonomasia del mondo equestre siciliano.
Nell’ordine appaiono i componenti della Scuola di Ballo “Balliamo Insieme” di Salvo Giordano con le loro belle coreografie, e costumi di ottima fattura, a rappresentare la moltitudine che frequenta il mercato palermitano del tempo.
Insieme a delle donne (Rosanna e Valentina Cascio e Paola Bonanno) entrano in scena in quel mercato popolare e si esibiscono Santino Cascio e i suoi “ubbidientissimi “muli bardati Mariano e Paolina per vendere vasi e tappeti. Un venditore di spezie e abile giocoliere è Francesco Nobile con i suoi asini Angela e Graziella mossi in libertà.
Il cavallo che si imbizzarrisce mettendo in pericolo Layla è l’arabo Kaleb di Giuseppe Iacona, che impersonifica un mercante di cavalli. A rappresentare efficacemente il periodo storico oscuro e misterioso del medioevo, entrano in scena Giuseppe Mirabella, con Fuego de Millan, e Nicoletta Cannizzaro. Interpretano un cavaliere errante incantato da una ammaliatrice venditrice di serpenti, falconiera e artista del fuoco.
Un bel passo a due è quello dei messaggeri di Tancredi e Layla, Antonino Grasso con la sua Maroma e Ilaria Aveni Cirino, mentre si scambiano le lettere d’amore segrete scritte dai due giovani.
Layla è interpretata da Desiree Dragna, che monta la sua Isabel, mentre Tancredi è Davide Crapa in sella a Ariel. Molto bello e romantico il loro passo a due durante il quale dichiarano il loro amore.
Entrambi provengono dal Centro di Equitazione Castelli di Corleone.
È quindi la volta dell’eccellente volteggiatore acrobatico Biagio la Rosa che, in sella a Meteora XIX, interpreta Amir, il fratello di Layla che la denuncia al padre e, per suo ordine, la rinchiude in una torre.
Nel 2024, La Rosa è stato finalista al Premio Senofonte come artista maschile. Altri due volteggiatori acrobatici di fama internazionale, Francesco Di Martino e Francesco Vintaloro, su Merlin e Gattopardo di Spinuso, sono gli uomini fedeli a Tancredi che lo aiutano a liberare Layla. I loro volteggi acrobatici in sincronia sono fra i momenti più spettacolari dell’esibizione.
Lo scontro fra la cultura araba e quella normanna viene rappresentato dal combattimento equestre fra Giuseppe Puccio, in sella a Corleone, e Simone Colletti, su Bandito.
Il duello finale fra Tancredi e Amir viene interrotto dall’arrivo a cavallo di Re Guglielmo I, interpretato da Benedetto Comignano su Nerone, e dall’Emiro Aziz, impersonato da Tonino Iacona con Nico Menno detto Nick (binomio vincitore al 1° Talent Friesian Horse Sicilia), interpreta oltre che il potere anche l’amore di un padre
.Il gran finale è una sorta di Festa dell’Unione arabo-normanna, con un susseguirsi di ingressi in scena dei bravi danzatori dell’Associazione TE.A.MA. a rappresentare i dignitari della Corte di Guglielmo, la moglie Margherita di Navarra, ballerine, cavalieri e arcieri. Due Alfieri a cavallo sono Francesco Amato con il suo Otello e Gianni Guidera con Axel.
Quindi le danzatrici orientali Chiara Saccomanno, Ninfa di Maio, Alessia Gervasi e Giulia Parla con i colori e le tradizioni della cultura araba esibite insieme a Salvatore Scardino e il suo Celsius, che accompagnano con le loro evoluzioni i movimenti sinuosi delle danzatrici.
Molto ben eseguito anche un variegato carosello di tre cavalieri normanni e tre amazzoni arabe eseguito dagli allievi della Scuola di Equitazione Equievolution di Misilmeri (Francesco Palazzotto con Jago, Manuel Garcia con Palmero, Pietro Badalamenti con Ruby, Simona Pellegrino con Gasper, Noemi Farini con Duke e Nancy Camarda con Vulcano) con l’intrecciarsi delle loro complesse evoluzioni viene simboleggiata l’unione delle due culture.
Molto significativo il immaginifico il quadro nel quale si sono esibiti gli artisti di strada della Compagnia Joculares, sei artisti che esemplificano con una danza del fuoco delle fiamme di luce e di speranza mentre ardono perennemente, durante i tanti giochi di fuoco, una grande spada e una rosa: le stesse richiamate nel titolo dello spettacolo. Vogliono rappresentare la vittoria dell’amore sulla violenza e la guerra e la fiamma viva di amore e tolleranza che dovrebbe ardere in ciascuno di noi.
L’autrice
Un plauso particolare merita Mariangela Alagna, regista, direttore artistico, autrice e anima dietro le quinte di questo spettacolo, molto ben riuscito sotto ogni aspetto, che meriterebbe di essere rappresentato ancora in molte altre sedi, siciliane e… non solo.
Grazie al nonno, da piccola ha scoperto i cavalli e l’equitazione fino ai 16 anni, quando le vicissitudini della vita l’hanno allontanata da loro fino all’età di 42 anni. Poi, insieme al marito, ne hanno comprato uno e ha ricominciato a montare.
Dieci anni fa ha scoperto il mondo degli spettacoli equestri e ha iniziato ad organizzare e presentare piccoli eventi per arrivare fino ad occuparsi dell’organizzazione dell’intrattenimento pomeridiano alla Fiera del Cavallo di Ambelia. Nel 2023 ha creato anche l’associazione no profit Cavalli & Cultura, allo scopo di organizzare spettacoli ed eventi avvalendosi solo di persone che vivono il mondo del cavallo per passione e che considerano il cavallo come meraviglioso compagno di vita, mettendo sempre al primo posto l’animale e il suo benessere, senza compromessi.
.